Noi Italia 2019, i numeri Istat sull’immigrazione

L’Istat ha pubblicato sul suo sito l’edizione 2019 di “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”, articolata in 6 aree e 19 settori, compreso uno dedicato agli “Stanieri”. Qui di seguito, le sintesi e i link alle infografiche interattive che presentano i dati principali a livello nazionale, regionale ed europeo. 
  
 
"Uno sguardo d'insieme
Al 1° gennaio 2018 risiedono in Italia 5,1 milioni di cittadini stranieri, l’8,5% del totale dei residenti. Rispetto ad un anno prima aumentano di 97 mila unità (+1,9%).

Diminuiscono le nascite di bimbi stranieri (68 mila). Aumentano le iscrizioni dall’estero (301 mila) mentre restano pressoché stabili le cancellazioni per l’estero (41 mila). Nel 2017 147 mila cittadini stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana (-37,5% rispetto al 2016).

Nello stesso anno, si registrano 262.770 nuovi ingressi di cittadini non comunitari (all’inizio del 2018 sono regolarmente presenti 3.714.934) nel nostro Paese (+15,8%), che riprendono ad aumentare dopo il trend decrescente osservato negli anni tra il 2010 e il 2016. I permessi di soggiorno, sostanzialmente stabili rispetto al 2017, sono rilasciati soprattutto per motivi di lavoro e per motivi di famiglia.

Il grado di istruzione degli stranieri è ancora inferiore a quello degli italiani: tra gli stranieri di 15-64 anni, oltre la metà ha conseguito al massimo la licenza media (circa 4 su 10 gli italiani), il 34,7% ha un diploma di scuola superiore e l’11,0% una laurea (mentre sono laureati il 17,8% degli italiani di 15-64 anni).

Nel mercato del lavoro permangono i divari tra italiani e stranieri: nel 2018 il tasso di occupazione (20-64 anni) degli stranieri è il 64,4% contro il 62,8% degli italiani. Il tasso di disoccupazione diminuisce in maniera meno intensa tra gli stranieri, che continuano a presentare una disoccupazione più elevata (il tasso di disoccupazione degli stranieri è del 14%, contro il 10,2% degli italiani); il tasso di inattività è invece più basso per gli stranieri (28,8%) rispetto agli italiani (35,0%), con differenze più forti nel Mezzogiorno.
  

L'Italia e le sue regioni
Storicamente gli stranieri sul territorio italiano si sono concentrati soprattutto nelle ripartizioni del Centro-Nord. Nel 2017 tuttavia essi sono cresciuti di più nel Mezzogiorno (+ 4,5%) e nel Centro (+1,9%), che nel Nord (+1,2%). Il fenomeno è in parte dovuto agli sbarchi (pur diminuiti nel corso dell’anno), come confermato da quote più elevate di cittadini stranieri residenti in convivenza sul totale nelle regioni del Sud (4,5%) e delle Isole (5,8%), rispetto alle regioni del Nord (1,9%).

L’incremento per il Mezzogiorno è frutto del movimento migratorio con l’estero, mentre il numero dei nati si conferma più elevato nel Nord e nel Centro, a causa della maggiore presenza di cittadini stranieri.

Al 1° gennaio 2018 quasi l’86% dei cittadini non comunitari regolarmente presenti hanno un permesso rilasciato o rinnovato nel Centro-Nord, mentre nel Mezzogiorno sono solo il 14,3%. Le incidenze più alte di permessi di soggiorno si riscontrano in Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio e Veneto. 

L’aumento dei nuovi flussi di ingresso ha riguardato invece soprattutto il Mezzogiorno (porta di ingresso rilevante soprattutto per i flussi di richiedenti asilo) e il Nord-Ovest.

Gli stranieri residenti nel Centro-Nord sono mediamente più istruiti di quelli che vivono nel Mezzogiorno, con una percentuale di laureati circa doppia nella prima ripartizione rispetto alla seconda. 

Nel 2018 il tasso di occupazione di 15-64 anni degli stranieri cresce in tutte le aree del Paese, in particolare nelle regioni meridionali e con il contributo esclusivo della componente maschile. Il tasso di disoccupazione si riduce in tutte le ripartizioni, soprattutto nel Centro e nel Mezzogiorno, ad eccezione del Nord-est (rispetto al 2017 aumenta di un punto percentuale). Anche nel 2018 il tasso di inattività della popolazione straniera rimane più basso di quello degli autoctoni in tutte le ripartizioni, tranne nel Nord, con un divario che nel Mezzogiorno aumenta a 11,7 punti percentuali.

Infografica REGIONI


L'Italia nel contesto europeo
Al 1° gennaio 2017, data più recente della disponibilità dei dati a livello europeo, l’incidenza degli stranieri in Italia è pari a 8,3%, dato leggermente superiore alla media Ue. Al quattordicesimo posto nella graduatoria decrescente dei 28 paesi, l’Italia segue la Germania (11,2%), la Spagna (9,5%) e il Regno Unito (9,2%). Precede invece la Francia (6,9%). In questi paesi la storia dell’immigrazione ha radici più antiche e una quota più rilevante di residenti originariamente cittadini stranieri può aver acquisito la cittadinanza.

Nel 2017 nell'Unione europea il tasso di occupazione (20-64 anni) aumenta sia per la componente straniera che per quella autoctona. Rispetto all’anno precedente, rimane stabile il divario (7,3 punti percentuali) a favore della popolazione autoctona: il suo tasso di occupazione è, infatti, del 72,8%, mentre quello della popolazione straniera è del 65,5%. In Italia, al contrario, il tasso di occupazione è più elevato tra la popolazione straniera e risulta in crescita rispetto al 2016 (+0,8 punti percentuali), con una intensità minore a quanto avviene in media nell’Ue (+1,1 punti percentuali). Tra i sette paesi in cui il tasso di occupazione è più elevato per gli stranieri, Repubblica Ceca, Lussemburgo, Romania e Slovacchia presentano un divario superiore a quattro punti percentuali.

Il tasso di disoccupazione degli stranieri è, nella media europea, decisamente più alto rispetto a quello degli autoctoni (pari rispettivamente al 12,4% e al 7,2%). A livello europeo, la differenza tra la componente straniera e quella nazionale è più elevata rispetto a quanto si registra in Italia e il divario maggiore si registra in Svezia. Il tasso di inattività, nei 28 paesi europei, tende a diminuire sia per le popolazioni nazionali sia per quelle straniere, ma il divario a svantaggio di queste ultime registra un lieve incremento.


(Fonte: Integrazionemigranti.it)